lunedì 16 novembre 2009

Stipendi, benefit e bonus dei manager nell'Atlante delle assicurazioni





Newsletter Anno VII - n°332 - 16 Novembre 2009



Cari Colleghi,
pubblicati stipendi, benefit e bonus dei leader manager assicurativi.
È in edicola l’Atlante delle assicurazioni, supplemento dei quotidiani Italia Oggi e Mercati Finanziari; all’interno i bilanci delle compagnie assicurative a confronto, le classifiche per dimensione, profitti, solvibilità; lo speciale Award 2009 e le classifiche dei compensi 2008 dei manager delle imprese quotate. Nomi, compensi e bonus: ci sono tutti, dai più strapagati, ai più dignitosi. Marchionni, Ruffolo e la famiglia Ligresti tra i più compensati per i loro servigi.

Primo in classifica per gli incarichi ricoperti in Fondiaria Sai e Milano assicurazioni, Fausto Marchionni, nel 2008 ha ricevuto 6.489.000,00 euro; a seguire Ugo Ruffolo di Alleanza assicurazioni 5.643.000,00 euro; Gioacchino Paolo Ligresti, Fondiaria Sai, Milano assicurazioni e Premafin 4.963.000,00 euro; Giulia Maria Ligresti, Fondiaria Sai, Milano assicurazioni e Premafin 4.845.000,00 euro; Jonella Ligresti, Fondiaria Sai, Milano assicurazioni e Premafin 4.626.000,00 euro; Antoine Barnheim, Generali assicurazioni e Alleanza assicurazioni 3.541.000,00 euro; Antonio Talarico, Fondiaria Sai, Milano assicurazioni 3.251.000,00 euro; Carlo Salvatori, Unipol Gruppo Finanziario, 2.792.000,00 euro; Sergio Balbinot, Generali assicurazioni, 2.599.000,00 euro; Giovanni Perissinotto, Generali assicurazioni 2.454.000,00 euro; Giovanni Battista Mazzucchelli, Cattolica assicurazioni, 2.184.000,00 euro; questa la classifica dei paperoni con compensi oltre i duemilioni di euro. La testata precisa che la classifica riporta gli emolumenti percepiti a qualsiasi titolo, riferendosi a tutti gli incarichi ricoperti nelle diverse società e/o nelle loro controllate, e comprende eventuali indennità di fine rapporto e prestazioni professionali.

Potrà apparire un discorso populista e scontato, tuttavia osservare come nell’anno della più complessa crisi economica mondiale, che non ha tralasciato il settore assicurativo, i manager non si siano accorti di nulla, almeno a guardare le loro retribuzioni, è da ritenersi un esercizio doveroso.

Le notizie dell’economia reale, che continua a registrare una caduta senza precedenti storici, accompagnata da chiusure d’impianti, insolvenze, che toccano proprio tutti, ha investito in pieno anche il mondo assicurativo, riverberando sulle agenzie di assicurazione la diffusa sofferenza sociale.

Il sistema è in ginocchio, ma nessuno sembra preoccuparsi per salvare la situazione delle agenzie, impedendo che centinaia di agenti, soffocati dalle mille incombenze e da impianti regolamentari asfissianti, finiscano per dichiarare il fallimento della propria impresa o al minimo costretti a licenziare buona parte del personale d’agenzia.

Solo pochi anni or sono, lo stesso mondo agenziale responsabilmente, per sollevare le sorti del ramo auto, mise a disposizione delle imprese dal 20 al 30 % delle proprie provvigioni. Ma questo sacrificio non è stato compreso e gli stessi manager, aggrappati alla poltrona, non hanno saputo fare tesoro di una disponibilità che poi, senza una riforma incisiva della gestione dell’impresa, non poteva che vanificare tutti gli sforzi della categoria agenziale.

Vi è più da rilevare la sempre più scarsa attenzione al cliente; la prova decisiva e inconfutabile di una pessima organizzazione è fornita dalle sanzioni comminate dall’Isvap, che fungono da cartina di tornasole. Ma il male vero non risiede nel dover far conto dei milioni di euro di sanzioni (oltre 22milioni nei primi sei mesi 2009), ma nel più grave delitto di allontanare dalla cultura assicurativa gli stessi clienti.

Appaiono pertanto dissennati quei progetti di dismissioni agenziali, per lo più orientati verso il mezzogiorno del paese. L’idea di risolvere la situazione, certo non facile, abbandonando il territorio, attribuendo ai soli agenti responsabilità che non gli sono proprie è semplicemente folle.

Non si vuole dunque mettere in discussione i compensi stratosferici, ma scelte censurabili che nulla hanno a che fare con le politiche di etica economica e sociale, che ogni buon assicuratore dovrebbe avere nel suo Dna.

Cordiali saluti.

Paolo Bullegas

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